Ho aggiornato il contenuto della pagina il 10 Ottobre 2024
La mia prima esperienza in Van, la mia prima volta in Slovenia: 17 giorni on the road, 1575 km tra boschi, montagne e corsi d’acqua. Nessun itinerario preciso, nessun programma.
La Slovenia è a un’ora di auto da Trieste ed è una wonderland per chi cerca natura selvaggia, silenzio, bellezza, spazi sconfinati. Il paesaggio dispensa montagne e foreste a perdita d’occhio, cascate, gole e grotte profonde, laghi e fiumi dalle acque cristalline. Ma anche piccoli villaggi rurali, campi coltivati a granoturco, frutta e vigneti.
Noi abbiamo viaggiato random nella Slovenia occidentale, dai territori del Carso alle Alpi Giulie, con una tappa a Lubjana. Un viaggio che ha superato ogni aspettativa. Un primo approccio a un paese bellissimo, ancora poco battuto, che ha tanto da raccontare e dove voglio assolutamente tornare per spingermi ancora più a nord.
Il Van è il mezzo perfetto per questo viaggio. Le strade sono buone, sia la rete autostradale (dove occorre viaggiare pagando la cosiddetta Vignetta – da fare sia online che nella prima area servizio che si incontra) che le strade interne. Il carburante costa meno che in Italia. Il campeggio libero non è consentito, ma i Camp che abbiamo incontrato e dove ci siamo fermati sono sempre immersi nella natura e c’è una gran cultura del campeggio.
Ecco allora qualche tips di viaggio, sono appunti random, proprio come è stato il nostro viaggio, e tratti per lo più dal diario di bordo.
Postunia e Predjama, a circa 60 km dal confine italiano, sono i due siti più noti del cosiddetto Carso sloveno (da cui deriva poi la definizione “carsico”) e meritano una visita. In particolare Postunia è famosa per le sue Grotte, meraviglia della natura ma anche, ahi me, meta molto turistica. Le grotte si visitano a bordo di un trenino che percorre circa 3,5 km sotto terra, ma i cani non possono accedere, quindi ho rinunciato. Il Castello di Predjama, Castel Lueghi, annidato nella roccia, su una parete alta più di cento metri, sembra balzato fuori da un libro di fiabe, di principesse e cavalieri. L’architettura risale al XIII secolo e sfrutta parte di una grotta carsica così come una serie di cavità naturali e passaggi segreti. Qui vale una sosta la piccola Predjamka Gostilna di Anica Zenko (gostilna è la prima parola slovena che si impara perchè la trovi scritta ovunque e significa locanda/ristorante) che c’è a pochi passi dal castello: una baita di legno con una sala interna e una terrazza sotto gli alberi. Prendete il succo di fiori di sambuco, che fa Anica. È un po’ la bevanda tipica slovena, ma fatto home-made è davvero speciale, fresco e profumato.
Camp Plana è il primo campeggio dove ci siamo fermati: un’immensa tenuta nel verde, gestita da una simpatica signora che accoglie come nel giardino di casa. La grande casa padronale è stata trasformata in spazi per l’accoglienza, con bar e ristorante, un salone con libri e giochi da tavola. Ci si ferma dove si vuole e lo spazio è tanto. Noi ci siamo sistemati sotto i rami di una grande quercia. Davanti a noi solo prati fioriti e verde. Bagni e docce pulitissimi e, a disposizione di tutti, anche una cucina comune.
Lubjana è nel cuore del paese, a meno di un’ora di auto dalla zona di Postunia. Bella, elegante con i suoi palazzi Liberty e il lungofiume gremito di caffè e bistrot, è tra le più piccole capitali d’Europa. Meno di 300mila abitanti, di cui almeno 50mila sono studenti. È la città dei draghi, dei Tre ponti. In una giornata si visita bene, in alto c’è il Castello che è raggiungibile con una moderna funicolare o a piedi (che consiglio) in 10 minuti di camminata. Ma il cuore vibrante della città è nel centro storico che si dipana lungo il fiume e nelle stradine immediatamente a ridosso: un succedersi di belle case dalle tinte color pastello, con bei portali e finestre. Sulla strada si affacciano ristorantini e negozi: ci sono botteghe storiche, librerie antiquarie e atelier che propongono progetti di giovani designer sloveni.
Puntando verso nord, verso le Alpi Giulie slovene, si entra nel territorio del Parco Nazionale del Triglav (o del Tricorno in italiano) che è la cima più alta con i suoi 2864 metri. Fondato nel 1924 è l’unico parco nazionale della Slovenia: oltre 80mila ettari di natura protetta, tra montagne, foreste immense, laghi, fiumi, cascate. Paesaggio alpino e piccoli villaggi di poche case, ciascuno con la sua chiesa e il tipico campanile. Bled, venendo da sud, segna l’ingresso nell’area protetta: con il suo lago, il castello arroccato, la chiesa sull’isoletta al centro del lago, è la cartolina simbolo della Slovenia. Gli alberghi eleganti e le belle architetture d’epoca ne fanno una meta esclusiva. Ma tra luglio e agosto è da evitare per la folla e il traffico.
A 4 km da Bled ci sono Le gole di Vintgar (ingresso 10 euro) formate dal corso del fiume Radovna: si percorrono facilmente (anche con bambini e cani) grazie ad un sistema di passerelle e ponti in legno costruiti in armonia con il paesaggio. Il percorso (a senso unico) è lungo 1,6 km e si impiega circa 1 ora: si cammina tra rapide impetuose, cascatelle, e più placide acque. Per il ritorno ci sono due alternative, un trekking di circa 4km, o una camminata nel bosco che conduce fino alla chiesetta di Santa Katerina e al piccolo villaggio di Zasip che ha conservato le case antiche in pietra e legno con fienile e legnaia.
Proseguendo verso nord, a 30 km da Bled, il Lago di Bohinj conserva il fascino del luogo intatto: le montagne a fare da quinta, boschi di pino mugo e larici, acque cristalline. Il Camp Bohinj, sulla sponda del lago, sarà forse bello fuori stagione, noi lo abbiamo trovato zeppo come un parcheggio di un centro commerciale e ce ne siamo scappati. Abbiamo trovato posto al Danica Camp: un eco-camp lungo il fiume Sava Bohinjka (a 6 km dal Lago), a pochi passi dal paesino di Bohinjska Bistrica, ma in uno scenario comunque selvaggio. Per 16 euro in più al giorno si può prenotare l’area premium lungo il fiume. Noi ci siamo fermati per 6 notti e non me ne sarei mai andata.
Il Lago è bellissimo, ma ho preferito di gran lunga il fiume: l’acqua fredda di montagna, il movimento perpetuo, la voce stessa del fiume. Se c’è una cosa da non dimenticare nel bagaglio sono le scarpe da scoglio per fare il bagno nei fiumi (e c’è da dire che in Slovenia l’accesso alla sponda di qualunque fiume è libera).
Il Sava Bohinjca nasce dalla Cascata Savica (Slap Savica in sloveno) che è tra le mete del territorio, raggiungibile a piedi in 30 minuti di sentiero in salita, in parte gradonato, con ticket di ingresso di 4 euro. La cascata è nei pressi di Ukanc, un insediamento di 41 abitanti sulla sponda nord del lago dove noi siamo capitati per caso, dopo una camminata di circa un’ora nel bosco. Un posto surreale, tra prati verdi, lago e montagna, dove ci sono una manciata di vecchie case tipiche e nuovi chalet di legno che si affittano per soggiorni solitari e notti memorabili sotto il cielo stellato. Mi sono segnata il nome di una sorta di hotel / b&b diffuso dove prima o poi tornerò: Privillage Stare.
Il lago e il fiume Sava Bohinjca sono un paradiso per la vita outdoor: c’è chi va in bicicletta (c’è una ciclabile che percorre tutta la circonferenza del lago), chi in sup o canoa, chi fa rafting sul fiume, chi trekking. Il sabato mattina nel paesino Bohinjska Bistrica c’è il mercato dei piccoli agricoltori e casari del territorio. Cosa comprare? Formaggi, marmellate di mirtillo, l’artigianato in legno (sono bellissimi i taglieri e gli utensili di cucina), l’aglio e le patate di montagna. Ma soprattutto il miele. Il miele è orgoglio e identità nazionale. In Slovenia ci sono 5 apicoltori ogni 1000 abitanti. L’apicoltura è una tradizione antica e l’ape mellifera Carniola è una specie indigena protetta. Troverete lungo la strada cartelli scritti a mano dove si legge “prodaja se med”, si vende miele.
Sulla via del ritorno verso l’Italia, Zemono nella Valle del Vipava è sosta consigliata per i viaggiatori gourmand: terra rinomata per i vini e la cucina gastronomica. Nel palazzo rinascimentale di Zemono, in cima ad un poggio tra filari di vite e bosco, c’è il ristorante di chef Tomaž Kavčič: Gostilna pri Lojzetu, primo ristorante in Slovenia ad aver conquistato la stella Michelin. Bello il posto, bravo lui e i suoi collaboratori.
I piatti sono espressione del territorio che è tra l’Adriatico e le Alpi: ortaggi e frutta di piccoli agricoltori locali, pesce di mare e di fiume, erbe di montagna. D’inverno, in carta troverete la carne di orso, una tradizione locale che oggi viene controllata e contingentata.
Post scriptum
Nel nostro vagare senza programmi, abbiamo sconfinato anche in Croazia, prima tre giorni all’isola di Cres e poi nell’interno per vedere i Laghi di Plitvice, altra meraviglia. E nel tornare verso nord, abbiamo passato il surreale confine Croazia-Slovena su un ponte improbabile sul fiume Kupa in mezzo alle campagne. Il Van è stato il nostro viaggio. Non vi consiglio la compagnia di noleggio che abbiamo scelto, anzi. Ma ci siamo goduti la nostra #vanlife soprattutto Nina!
sara nicoli
Bellissimo sogno da tempo una cosa del genere! Ma il van dove lo hai preso? Si può noleggiare? E l: itinerario come lo hai costruito ci sono app apposite? A me piacerebbe l’ Algarve ma forse un po’ lontano da raggiungere in van…la Slovenia comunque sorprendente