Ho aggiornato il contenuto della pagina il 9 Ottobre 2024

Santo Stefano di Sessanio è un viaggio nel tempo e in quella geografia minore che fa grande l’Italia. Ci arrivai per la prima volta nel 2006 e trovai un paesino di pietra quasi disabitato e un folle visionario che aveva deciso di salvarlo dall’abbandono. Stava nascendo Sextantio, il primo albergo diffuso d’Italia.

Un progetto e una sfida che solo i folli portano avanti con coraggio e determinazione. Nel 2004 ne avevano scritto già il Financial Times e il New York Times.

Il folle visionario è Daniele Kihlgren, italiano di origini svedesi, una laurea in filosofia e una famiglia di imprenditori del cemento. La sua storia è nota, basta digitare su Google il suo nome. Su di lui hanno girato un docu film e scritto un libro.
Quando lo intervistai aveva più o meno quarant’anni, in sella alla sua moto era capitato in questo paese sperduto tra le montagne d’Abruzzo e se ne era innamorato, tanto da decidere di investirci tempo e danaro.

La sua idea: restaurare in modo conservativo il borgo e farne un paese albergo. Iniziò con quattro camere, oggi sono trenta. Il paese addormentato è rinato. E sulla scia di Sextantio (che ha acquistato un terzo del paese) sono nate altre piccole imprese di accoglienza, b&b, camere e osterie e minuscole botteghe. Sono arrivati i primi forestieri che hanno acquistato casa.

Quell’idea stravagante di ripristinare i luoghi così come erano stati lasciati, conservando senza aggiungere, senza alterare le cubature, recuperando gli arredi originali e persino le tracce del vissuto umano come i camini anneriti, i muri grezzi, le porte di legno, i serramenti in ferro, ha funzionato.

Soggiornare a Sextantio è un’emozione che porta indietro nel tempo, che racconta senza stereotipi o artifici la civiltà della montagna appenninica dei primi anni del Novecento. La ricerca filologica è stata maniacale. Si dorme su materassi di lana artigianali, con coperte tessute a mano, il riscaldamento corre sotto il pavimento, il superfluo non c’è. E non se ne sente la mancanza. Non ci sono plastica, frigobar, Tv, telefono. La vera ricchezza di queste camere è l’integrità del luogo. L’unica concessione alla contemporaneità è nella realizzazione dei bagni che combinano arredi ed elementi autoctoni con igienici, docce e vasche di design.

Nel fondaco del paese, dove un tempo le donne conservavano le provviste (abitavano il paese da sole insieme ai figli, mentre gli uomini andavano in transumanza), è nato Il Cantinone di Sextantio: è lo spazio comune dell’albergo diffuso dove si sorseggiano tisane ed infusi, un calice di vino, le caldarroste, un tagliere di salumi e formaggi locali, davanti al camino acceso, su tavolacci di legno e sedie impagliate. Sono tanti gli elementi autoctoni che abitano questo spazio che è narrazione continua delle genti d’Abruzzo, dell’antica civiltà agro-pastorale.

Sextantio ha anche il suo ristorante, La Locanda degli Archi, che ripropone la cucina semplice e pastorale, le lenticchie di Santo Stefano, i formaggi di capra, le paste fatte in casa, le carni, il pane. Così è anche la prima colazione. Al pane è dedicata anche una delle tante esperienze che offre l’albergo, con Andrea si impara a fare pane e biscotti nel forno a legna del XVI secolo in una delle case del borgo. Un’altra casa accoglie la biblioteca e nella cantina sottostante la sala massaggi. In un’altra ancora c’è il laboratorio per imparare la tessitura e la colorazione della lana. Il recupero del patrimonio identitario è la filosofia che guida il progetto. Un progetto dalla forte vocazione culturale.

Nulla è lasciato al caso: il vasellame di cucina in ceramica che si incontra a cena e alla prima colazione è stato realizzato a mano sul modello delle ceramiche in uso nel secolo scorso. Il paese albergo è anche e soprattutto un museo vivente.

Sextantio è un modello che ha fatto scuola, che ha dimostrato come la conservazione del paesaggio possa portare più indotto della sua devastazione. Lo sviluppo negli anni è rimasto fedele all’idea progettuale. Dal 2006 ad oggi l’albergo diffuso è cresciuto senza cedere alle logiche del profitto, oggi impiega circa 40 giovani del territorio e continua la sua ricerca. I segni del terremoto del 2009 sono ancora evidenti sul borgo, tra gru, ponteggi e lavori in corso. Alcune dimore appartenenti a Sextantio sono proposte in vendita per la sezione Real Estate. Dopo Santo Stefano, Kihlgren ha investito anche a Matera dove sono nate Le Grotte della Civita di Sextantio (ci sono stata nel 2011), un’altra meraviglia. Ora ha un altro progetto in corso in Rwanda e un altro borgo dimenticato da riportare in vita: si chiama Frattura di Scanno, ed è una frazione di Scanno, a 1200 metri di quota, abbandonato e in rovina. Chissà.

Sextantio Albergo diffuso è a circa mezz’ora di auto da L’Aquila. Il territorio è quello del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, un territorio di una bellezza selvaggia: da vedere ci sono Calascio con la sua Rocca medievale, tra e più belle d’Italia; l’Alto piano di Campo Imperatore, il piccolo Tibet d’Italia; il paesino di Castel del Monte. Per chi ama la natura e il trekking i sentieri sono innumerevoli e l’ascesa al Corno grande è una delle escursioni più emozionanti: clicca qui per saperne di più.

info: www.sextantio.it

Tel. 0862 899112