Ho aggiornato il contenuto della pagina il 11 Ottobre 2024
Pasquale Vassallo da oltre trent’anni racconta il mare con la fotografia. Più che un lavoro è una passione, anzi una dipendenza, come confessa.
Classe 1970, napoletano, il mare ce l’ha dentro. Ha iniziato da ragazzino a pescare polpi, ricci e granchi sugli scogli partenopei. Poi la voglia di raccontare agli altri quello che vedeva sotto. La prima foto nel 1989 con una Nikonos III, pellicola. Poi un crescendo, tra foto naturalistiche di grande fascino e di denuncia.
Oggi inanella premi e riconoscimenti internazionali con un’umiltà che sorprende. Uno tra tanti? Il prestigioso “Plongeur dʼOr” nel 2011, come dire l’Oscar della fotografia. Le sue foto compaiono sul National Geographic, Geo, Le Figaro.
Fotografo subacqueo e biologo marino, indossa più spesso la muta da sub che pantaloni e camicia. Io l’ho intervistato durante il vernissage di My sea, la mostra tutt’ora in corso a Napoli presso Myseacret, art gallery e ristorante in via Chiatamone: 20 fotografie 70 x 100 in esposizione fino a fine febbraio.
Pasquale come è iniziato tutto?
Per caso, come spesso accade. Ho iniziato a pescare da ragazzino in apnea: polpi e ricci. Tornavo a casa con i piedi tagliati, i miei trofei di pesca e tanta voglia di raccontare a mia madre cosa vedevo sott’acqua. La fotografia è nata come esigenza di condivisione.
La prima foto?
Uno scorfano a Procida. Ho iniziato con la pellicola, alla fine degli anni Ottanta, poi sono passato al digitale. E dall’apnea alle bombole.
E hai studiato biologia.
Quella è stata un’esigenza, dovevo capire cosa accadeva sott’acqua. Mi sono iscritto alla Facoltà di Biologia dell’Università Federico II di Napoli a 30 anni per conoscere meglio il mondo sommerso, capire i comportamenti dei suoi abitanti.
Quanto tempo trascorri a fotografare.
Non so dirlo, ma è una dipendenza che mi fa alzare alle 5 del mattino e uscire anche con 2 gradi. Non è un lavoro, ma una passione, qualcosa di cui non posso fare a meno. Tutti i giorni o quasi entro in acqua con muta e scafandro.
Dove fotografi, in quali mari?
Ho iniziato tra Napoli, Procida e Ischia dove trascorrevo le mie vacanze. Sono stato in mari lontani: Sud Africa, Madagascar, Polinesia. Ma posso dire che abbiamo qui posti unici che il mondo ci invidia come la costa di Posillipo e quella Flegrea con Bacoli e Baia con il suo parco archeologico sommerso.
L’incontro ravvicinato che ti ha emozionato di più?
Le megattere in Sud Africa, certamente. Ma ho una passione per le meduse, un tema ricorrente in tante mie fotografie. Ho avuto il privilegio di immergermi nei giorni del primo grande lockdown nella primavera 2020 per documentare la vita marina per conto del Ministero dell’Ambiente. Il mondo si fermava ed io ho visto sott’acqua una vivacità mai incontrata prima.
Del mare documenti però anche l’invasione dell’uomo, la plastica, i rifiuti.
È l’altra faccia della medaglia. C’è la bellezza e c’è la miseria umana. È sempre più frequente imbattermi in scene di convivenza tra pesci, meduse e rifiuti. Ho fotografato un polpo avvinghiato ad un pallone, una seppia attorcigliata ad un preservativo. E’ come se gli organismi marini si adattassero a queste presenze estranee.
E l’archeologia sommersa?
Un tesoro che non valorizziamo abbastanza. Abbiamo a Baia una città sommersa che vengono a vedere da ogni parte d’Europa: mosaici, statue, architetture. Un mondo silenzioso e cristallizzato nel tempo. Nel 2016 ho realizzato le fotografie per la prima Guida al Parco Archeologico Sommerso di Baia. E da anni accompagno archeologi di tutto il mondo e semplici appassionati tra queste meraviglie.
Oggi le tue foto si distinguono per un taglio che è un po’ la tua cifra stilistica: sono spesso foto a pelo d’acqua che inquadrano al tempo stesso cosa c’è sotto e cosa c’è sopra la superficie marina.
Mi piace raccontare il momento, quello che incontro e vedo. Non ci sono regole. Ho scattato foto di profondità e tante in superficie che lasciano intravedere anche il mondo emerso. Mi trovo spesso circondato da paesaggi che non posso trascurare o che voglio documentare come parte integrante di quello scatto.
Come la foto di Procida.
Sì esatto, una foto che ho studiato per giorni e che ho scattato al tramonto per avere la luce perfetta per immortalare un branco di pesce azzurro e le case colorate della Corricella. E’ una foto del 2018 che è tornata di grande attualità per Procida Capitale Italiana della Cultura 2022.
C’è una foto del cuore, la tua miglior foto?
Dovrei rispondere che la mia miglior foto è quella che non ho ancora scattato, ma s’, c’è una foto a cui sono particolarmente legato. È una foto del 2011, quella con cui ho vinto il Plongeur dʼOr a Marsiglia. È il polpo che emerge nelle acque di Marechiaro a Napoli con il Vesuvio innevato in lontananza. Ricordo quella mattina, un cielo terso e un freddo tagliente. Ho avuto la fortuna di cogliere un attimo unico, il polpo che mette fuori la testa per qualche istante, quasi a voler vedere cosa accade fuori. La fotografia è così: un mix di tecnica, intuito e fortuna.
Le foto di Pasquale Vassallo si possono comprare on line sulla piattaforma www.levocididentro.it
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