Ho aggiornato il contenuto della pagina il 10 Ottobre 2024
Antiche rovine romane, falesie a strapiombo e banchi di tufo giallo, piccole marine, insenature nascoste, ville superbe e approdi privati: è la città vista dal mare, la Napoli della collina di Posillipo, che i Romani elessero a luogo di ozio e delizie.
Fu Publio Vedio Pollione, ricco liberto romano, a chiamare questo piccolo promontorio di rocce e di verde che degrada verso il mare, Pausylipon: dal greco antico, “luogo per dar tregua agli affanni”. Nel I secolo a.C. vi fece costruire la sua villa, un complesso imponente, affacciato sulla baia di Trentaremi, con Teatro, Odéion, giardini, ambienti termali e peschiere. Oggi l’intero sito – che alla morte di Pollione divenne Villa Imperiale – è uno straordinario Parco Archeologico e Ambientale reso unico dalla posizione: una conca naturale spalancata sul mare con un panorama che spazia dalle isole Flegree a Capri, da Capo Miseno al Vesuvio. Vi si accede percorrendo a piedi la Grotta di Seiano, la galleria romana lunga 800 metri che si imbocca da via Coroglio. L’arrivo è emozionante, le voci stridule dei gabbiani che nidificano tra le fessure della falesia rompono il silenzio di questo luogo che appare cristallizzato nel tempo. Una magia al tramonto.
Le peschiere e i ninfei della Villa costituiscono la parte sommersa del Parco archeologico e Area marina Protetta della Gaiola, istituita nel 2002 per la singolare combinazione di aspetti vulcanologici, biologici e storico-archeologici. Il sito prende il nome dall’isolotto a pochi metri dalla costa su cui aleggiano storie e leggende di disastri e maledizioni: antichi naufragi, stregonerie e sorti sinistre ai tanti proprietari della villa bianca che si erge sull’isola, costruita nella seconda metà dell’Ottocento e appartenuta, tra gli altri, a Norman Douglas, alla famiglia Agnelli e a Paul Getty.
L’area è gestita dal Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus che si occupa di ricerca, divulgazione scientifica ed educazione ambientale con visite guidate, snorkeling ed escursioni marine con il battello dal fondo di cristallo per vedere i fondali.
Con Kayak Napoli si va alla scoperta di Posillipo in canoa, tutto l’anno, pagaiando lentamente sotto costa: il mezzo più adatto per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili, piccole insenature e grotte nascoste. <E per guardare Napoli dalla sua migliore prospettiva, il mare>, spiega Giovanni Brun che dieci anni fa con gli amici Alessandro San Giovanni e Francesco Marra ha fondato Kayak Napoli.
Villa Grottamarina, Roccaromana con la sua pagoda ottocentesca, Villa Pierce con il suo approdo privato e la piccola spiaggia dove sgorga una sorgente di acqua dolce che in pochi conoscono, Villa Rosebery, la residenza partenopea del Presidente della Repubblica, la Cala della zafferana con i suoi banchi tufacei, le peschiere romane di Marechiaro, le misteriose rovine archeologiche del Palazzo degli Spiriti e le grotte di Trentaremi sono solo alcune delle meraviglie che si scoprono dal mare.
Duemila anni di storie e leggende corrono su questo tratto di costa .
Via terra, Posillipo riserva altri incanti: un susseguirsi di scorci panoramici, ville e palazzi storici, brandelli di vigne e possedimenti agricoli che sono scampati allo sviluppo edilizio degli anni Sessanta.
La strada da percorrere è la lunga via Posillipo, fatta costruire a partire dal 1812 da Gioacchino Murat: serpeggia per circa quattro chilometri – da largo Sermoneta a Mergellina sino al Capo di Posillipo – tra eleganti edifici del primo Novecento e vedute memorabili. Su queste rive, nel secondo decennio dell’Ottocento, sedevano con cavalletto, pennelli e colori i pittori della Scuola di Posillipo: l’olandese Anton Sminck van Pitloo, Giacinto Gigante e altri interpreti del vedutismo partenopeo.
Il seicentesco Palazzo Donn’Anna, che sembra galleggiare sul mare, è senza dubbio tra i capolavori della costa: “maestosa mole cadente e quasi una rovina, ma bellissima, al cospetto del mare”, scriveva Raffaele La Capria in Ferito a morte. L’edificio è opera incompiuta di Cosimo Fanzago che lo progettò per Donna Anna Carafa, moglie del Vicerè di Napoli. In tufo giallo, ha il fascino della rovina antica protesa sul mare che lo bagna dai tre lati. Oggi è diviso in tanti appartamenti privati e il Teatro antico, che si apre sul mare attraverso tre grandi arcate, è sede della Fondazione Ezio De Felice (https://www.fondazionedefelice.it/) che periodicamente propone concerti e incontri culturali.
Ai lati del palazzo corrono due lembi di spiaggia dove ci sono gli storici lidi della città: I Bagni Elena inaugurati nel 1840, l’Ideal e il Bagno Sirena attraverso cui si raggiunge anche la piccola spiaggia libera delle Monache.
Una cartolina è la piccola marina di Riva Fiorita che si raggiunge scendendo via Ferdinando Russo: tornante dopo tornante si arriva al mare e alla minuscola spiaggia sovrastata dai torrioni merlati della storica Villa Volpicelli. Nel fuori stagione si incontrano solo pescatori sulla scogliera e i residenti. Da circa tret’anni la Nautica Caffarelli noleggia piccole imbarcazioni e gommoni per escursioni giornaliere nel golfo, mentre La Taverna e Bar del Mare è una piacevole sosta per un aperitivo a piedi nudi sulla spiaggia o una cena a base per lo più di pesce.
Alla fine di via Posillipo inizia la discesa per Marechiaro: è l’antico borgo di pescatori nato intorno alla chiesetta di Santa Maria del Faro e reso celebre dal poeta e drammaturgo Salvatore di Giacomo con la canzone Marechiaro. È un altro luogo iconico della città, in gran parte conservato nella sua semplicità: scale e passaggi nel tufo portano al mare. Reti, gozzi di legno e pescatori ci sono ancora, alcuni sono diventati ristoratori, altri piccoli imprenditori traghettando per 5 euro i bagnanti al cosiddetto “Scoglione”, il posto più bello e selvaggio per fare il bagno in città.
Per ritrovare in parte la Posillipo di cent’anni fa si devono percorrere le vie secondarie: “calate” e “salite”, e antiche stradine che ricordano casali e insediamenti rurali e marinari. Salita Villanova è un gioiello nascosto, è la pedamentina più antica del quartiere, una stretta fuga di scale che taglia il tufo della collina e sale in verticale, dal mare della Baia di San Pietro ai due frati a via Manzoni.
Il testo è tratto dall’articolo La Regina del Mare che ho pubblicato sulla Guida “Napoli e Costiera Amalfitana” di Dove 2021 (RCS editore).
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