Ho aggiornato il contenuto della pagina il 3 Aprile 2023

Un limone con gli occhi, un mulo, anzi due, tre, quattro. Il mare, i fichi di India, un plumbago in fiore. E poi il vulcano e la lava, la spiaggia nera di Stromboli. Un grande pesce e minuscoli e buffi marinai. Un cuore sacro. E poi donne, madonne, sirene, sante, patrone, nude, agghindate, svergognate.

È l’immaginario onirico di Roberto di Alicudi, l’uomo che parla con i muli, che dipinge sul vetro, che balla solo sui tetti della sua amata isola. 

Tutto nasce proprio ad Alicudi, l’isola più remota delle Eolie, inospitale e difficile. Misteriosa. Isola per spiriti liberi e gambe buone. È qui che nasce il piccolo mondo di Roberto, il suo campionario di storie, visioni, figure, personaggi, colori. Ed è qui che nasce la sua estetica che evoca l’alfabeto elementare degli ex-voto e la pittura naif. È impregnata di luce, di aria salmastra, di Sicilia, di Sud.

Roberto è napoletano, ma nelle isole Eolie, prima a Stromboli e poi ad Alicudi ha trovato la sua casa.

Roberto dipinge vissuto e fantasie, trae ispirazione da un racconto strampalato o da un momento di vita semplice, dal soffiare del vento, dallo sguardo di uno scecco. Ogni opera, ogni più piccolo dipinto ha un nome evocativo e una narrazione.

Nascono così scene surreali e personaggi poetici. La tecnica è la pittura ad olio su vetro, talvolta vetro antico, liquida e brillante. La ricerca di cornici d’epoca, vissute, recuperate in mercatini e brocanter, completa l’atto creativo. Perché Roberto non si limita a dipingere, Roberto confeziona piccoli capolavori, scrigni di segni e di sogni. Cornici e supporti non sono casuali, nè banali. C’è cura in ogni dettaglio. È così è stata la sua mostra a Palermo, immersiva, coinvolgente, sotto soffitti affrescati e lampadari di cristalli. L’ha chiamata Hotel Patria, dalla vecchia insegna di un albergo che non c’è più.

Curata da Valentina Rippa è stata allestita al primo piano di Palazzo Lucchesi Palli, nascosto e fascinoso, sede della storica ditta Salvatore Parlato Tessuti, all’interno di una corte silenziosa, in piazza Croce dei Vespri.

Ah, il silenzio. Una ricerca costante di Roberto che apre la sua mostra proprio con 24 quadretti (uno per ogni ora del giorno) con scritto a grandi lettere S I L E N Z I O. Esortazione e monito. L’ispirazione gli è venuta visitando il monastero di clausura di Santa Caterina a Palermo.

A Palermo è dedicata la bellissima Santa Rosalia in cornice di metallo. Ai muli, i suoi amati scecchi, ha riservato una parete per ringraziarli della fatica e per aver realizzato il suo sogno isolano. Oltre una tenda rossa, c’è anche un piccolo cabinet erotico, una sorta di “gabinetto segreto”, divertissement dell’artista, ironico e dissacrante.  

Bisogna fermarsi al piano terra, vedere il video che è incipit necessario alla mostra, specie per chi non conosce Roberto e il suo mondo.

La mostra di Palermo chiude il 5 aprile. Roberto lo trovate su Instagram e ad Alicudi, ma dovete fare un bel po’ di scale per scovare la sua casa, La Monachedda.

PS La mostra è stata resa speciale, indimenticabile, dalla performance “Il silenzio vicino” della Compagnia Virgilio Sieni con Delfina Stella e Sabrina Puleo. Due corpi di donna, di giovani, esili, donne-bambine , hanno testa di animali: un grande cavallo nero, un cervo. Si muovono silenti nella sala, si aggirano tra gli umani. Hanno mani gentili, passo felpato. Si sdraiano a terra, si muovono, cercano un contatto. All’improvviso, dal cervo, si ode una voce: “C’è empatia”.