Ho aggiornato il contenuto della pagina il 10 Ottobre 2024

Napoli come la vorremmo vedere. Tre giorni di cose belle in giro per la città che riesce sempre a incantare, specie in un ottobre così luminoso da sembrare ancora estate. EDIT Napoli si è appena conclusa ed è stata una girandola di scoperte, incontri e ispirazioni.  La Fiera, i Cult e gli appuntamenti EXTRA ci hanno portato da Posillipo ai Decumani, da Chiaia al Rione Sanità. 

Alla sua quinta edizione, EDIT Napoli ha aperto lArchivio di Stato ai napoletani più pigri e indolenti: la Sala del Catasto, il Cortile del Noviziato (dedicato ai designer emergenti), l’Atrio dei Marmi e il maestoso Cortile del Platano hanno accolto la Fiera del design indipendente e d’autore ideata da Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli. Qualcuno ha detto che la location, talmente bella, fagocitasse i progetti. Direi piuttosto che le sedi storiche e d’effetto amplificano l’emozione e la bellezza. Il contemporaneo che dialoga con la storia ha sempre il suo perché.

Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi

Da napoletana conoscevo i luoghi, ma vederli abitati da installazioni site specific, progetti e idee creative, vederli vivi e pulsanti è un’altra cosa. Ecco un rewind dei tre giorni.

Il Chiostro di Santa Maria La Nova con il progetto di Ranieri Lava Stone firmato da Francesco Meda e David Lopez Quincoces ci ha mostrato come la nostra pietra lavica, quella su cui noi napoletani camminiamo ogni giorno, può essere interpretata e utilizzata in modo nuovo: smaltata, craquelè, scheggiata a mano, colorata, scultorea, scanalata.

La materia nella sua forma primitiva, cuore della creazione architettonica, è stata protagonista anche a Palazzo Ravaschieri, meraviglia nascosta lungo la Riviera di Chiaia, sede della Fondazione Santobono Pausillipon che ha recuperato e ristrutturato i luoghi con l’intervento dell’architetto Giuliano Andrea dell’Uva. Galleria Elena, PS Lab e Altromodoarchitects hanno presentato l’installazione “Materia prima”: il marmo nella sua forma appena estratta, il legno di recupero, l’argilla cruda e la luce hanno delineato un percorso espositivo interattivo con il visitatore, tra esperienze tattili e visive. Su un’altra ala dell’edificio non da meno la presenza della Fondazione Mangiarotti e di Agape.

La Chiesa di Santa Luciella, con il suo ipogeo, è un gioiellino conficcato tra i Decumani (ne ho seguito dall’inizio il progetto di recupero con i ragazzi di Respiriamo Arte che sono stati testardi e bravissimi). Qui Allegra Hicks ha presentato per la prima volta, un progetto realizzato in porcellana in collaborazione con lo storico Istituto Caselli Real Fabbrica di Capodimonte: un centrotavola composito con le tipiche forme a mandorla omaggio a Santa Lucia, protettrice degli occhi.

Al Riot di Palazzo Marigliano, tra il cavallo di Paladino e la bellezza di un giardino segreto, Pedrali, storica azienda di design 100% Made in Italy, ha presentato il progetto UNICO  in collaborazione con DWA Design Studio di Frederik De Wachter e Alberto Artesani. Al centro il riuso dei materiali derivanti dalle lavorazioni della plastica di Pedrali: un progetto inedito e sperimentale nel quale si fondono artigianalità e tecnologia.

Nella Basilica di Santa Maria della Sanità, il designer Fabio Novembre ha presentato il suo omaggio a Riccardo Dalisi, a un anno dalla sua scomparsa, con un’installazione che recupera il Totocchio, tanto caro al maestro. Un progetto promosso dalla Cantina Feudi di San Gregorio che da sempre sostiene l’arte e il design.

E all’Archivio di Stato?
Una passeggiata tra chiostri, giardini, affreschi, la magnifica Sala del Catasto e tanta, tanta roba. Ecco la mia esperienza, la mia selezione.

Nell’Atrio dei Marmi si è fatta notare l’installazione Unfolding Partenope di Thirty One: colorata e materica è una interpretazione della figura enigmatica della sirena, tanto cara ai napoletani. L’opera di giovanissime designer invitava all’interazione, ad essere toccata e attraversata.

In mezzo al cortile, su un tavolo d’antan, in legno massello, come una scena di Alice nel Paese delle Meraviglie, ecco la collezione di vasi di Patricia Urquiola, realizzata dall’Istituto Caselli Real Fabbrica di Capodimonte (un progetto nato nel 2020 e presentato già ad EDIT): un giardino di porcellana che porta in tavola la botanica del Real Bosco di Capodimonte. Eleganza e leggerezza per un centrotavola sospeso tra passato e futuro.

Onirica l’installazione I Was looking for the marmaids del duo CContinua + Mamt, una collezione di ceramiche e tessuti che celebrano il mito delle misteriose donne pesce, incantatrici di marinai, creature leggendarie di terra e acqua. E l’acqua, nel silenzio del chiostro, si sentiva zampillare da una piccola fontana a parete.

Tra gli affreschi rinascimentali del Chiostro del Platano non si poteva non notare TER, il prototipo di lampada di Paolo Marasi: un progetto di corpo illuminante sia da terra che da sospensione, un oggetto essenziale composto da uno scheletro metallico e una sequenza di dischi di carta che può continuare all’infinito.

Interessante la proposta della start up veneta Rehub di Matteo Silverio e Marta Donà che trasforma gli scarti della lavorazione del vetro di Murano in una pasta duttile che si modella facilmente a mano e con le stampanti 3D. Ogni anno a Murano si producono mille tonnellate di scarti di vetro che altrimenti finirebbero in discarica. Rehub le trasforma in oggetti d’arredamento. A proposito di circolarità…

Franca e Allegra sono due nonne (una esiste davvero, l’altra è di fantasia) che danno il nome alla collezione di tavoli (10 pezzi tra tavoli da pranzo e da divano) dal mood d’altri tempi proposto da Punto Zero, collettivo di designer romani: linee curve, forme stondate, una laccatura neo-vintage lucida e una bella palette di colori. Il tavolo da pranzo rosso lucido è un autentico totem.

Design e Consapevolezza anche per No Smoking the future con la collezione di lampade e sedie da carta riciclata pressata. Un progetto made in Lecce. L’effetto materico e il colore contribuiscono all’esperienza.

Eleit.it, il brand partenopeo di Titty Gallucci è tornato ad EDIT Napoli con due nuovi oggetti nati intorno al food: sono Atanor, un progetto di Sara Bologna pensato per la conservazione del lievito madre, in vetro; e Wave, disegnato da Cristian Visentin, due elementi sovrapponibili, per contenere e servire, destinati al rito del consumo del cioccolato. Sulla gestualità e i riti del cibo e della tavola Eleit.it lavora sin dall’inizio.

Infine, mi piace ricordare due collezioni di vasi: la Riviera collection di Arianna De Luca, designer e ceramista, che lavora sulla forma e il colore, tra echi vintage e morbide palette. E poi i vetri di David Valner (Valner studio), delicati, quasi fiabeschi, esposti nella severa sala del catasto, tra enormi faldoni. Forme ispirate alla natura, curiose, morbide, naturali nella loro irregolarità: sono pezzi a metà strada tra oggetti d’uso e sculture, arte e alto artigianato artistico. Valner recupera la tradizionale tecnica della lavorazione del vetro della Repubblica Ceca.