Ho aggiornato il contenuto della pagina il 10 Ottobre 2024
Cinque notti, sei giorni e più di 1000 km in auto. Reykjavik, la costa Sud fino a Vik e la penisola di Snaefellness ad ovest. Cascate, vulcani, ghiacciai, scogliere di basalto, praterie verdi e cavalli bradi, pozze bollenti e piccoli villaggi. E il sole di mezzanotte. Posti incredibili dai nomi impronunciabili.
Un viaggio intenso e self drive alla guida di una Dacia 4 quattro per 4. Perché l’Islanda va vista così, in autonomia, per fermarsi dove gli altri non si fermano, per esplorare luoghi appena segnati dalle mappe, per avere il tempo di perdersi nel silenzio e nella bellezza ancestrale di questa terra. Ecco il mio itinerario e qualche tips per chi ha pochi giorni e vuole avere un primo assaggio di questo paese meraviglioso. Io ho già deciso di tornarci e dedicarmi alla costa settentrionale, con più tempo.
REYKJAVIK
La capitale più a nord del mondo, è il punto di partenza e di arrivo. Scegliete un hotel nella città vecchia, la Old Reykjavik. Si passeggia tra casette colorate, a due piani e con i tetti spioventi. Sono di legno rivestite di lamiera ondulata (per far scivolare la neve) che viene poi tinteggiata. Hanno finestre orlate di merletti e piccoli giardini curatissimi. Laugavegur è la strada popolata di piccoli ristoranti, caffè, gallerie d’arte e negozi che vendono capi in lana (non si può lasciare l’Islanda senza comprare almeno un cappello o il tipico maglione di lana locale). È la strada anche dove la sera si suona musica. Old Iceland è un piccolo ristorante di cucina tipica, frequentato dalla gente del posto. Hus mals og menningar (letteralmente Casa del cibo e della cultura) è una grande libreria su tre livelli con bancone bar. La sera ospita live band che suonano, si ascolta buona musica, si balla e si beve birra. Per vivere una serata con la gente del posto. La Rainbow street è la strada dipinta come un arcobaleno: percorrendola tutta si arriva alla famosa cattedrale in cemento, architettura iconica della città. Il pub Sæta Svínið Gastropub è una tipica casa rossa piena di storia dove si mangiano piatti tipici islandesi: agnello spettacolare, birra a fiumi, carne di balena, salmone, pulcinella di mare e carne di cavallo. Da vedere, da dentro e da fuori, è la Concert hall Harpa per la sua architettura, più volte premiata: la facciata rivolta verso la città, aggettante, si compone di circa mille prismi tridimensionali che riflettono la luce, cambiando colore durante il giorno.
LA SKY LAGOON
Appena fuori dal centro (in una zona che sembra semi industriale) è la nuova destinazione wellness di Reykjavik. Un perfetto insieme di natura, architettura e design. Il bagno nelle acque bollenti è uno dei riti della cultura islandese. In tutto il paese ci sono piscine naturali in cui ci si immerge. La Sky Lagoon è una nuova proposta luxury, ma ben organizzata e in armonia con il paesaggio. Un percorso tra acqua, rocce nere vulcaniche e design. Spettacolare è la sauna con una enorme vetrata affacciata sul mare. All’interno bar e bistrot.
IL GOLDEN CIRCLE
È sicuramente l’itinerario più turistico, il primo approccio all’Islanda. Un percorso di circa 300km che da Reykjavik conduce alla scoperta dei tre luoghi simbolo del Paese: il Parco nazionale di Þingvellir (si pronuncia Thingvellir), dove si vedono le due placche tettoniche toccarsi, l’area geotermica di Haukadalur con i celebri e sopravvalutati Gesyr (dei tanti solo lo Stokkur si esibisce ogni 5/10 minuti) e la maestosa cascata di Gulfoss. Ma a parte queste tappe obbligate, ci sono almeno un paio di deviazioni fuori rotta che meritano, dove non troverete i Bus turistici.
Þorufoss è una bella cascata a 40 Km da Reykjavik in direzione nord-ovest. È una deviazione sulla strada che porta al Parco nazionale di Þingvellir. Si parcheggia l’auto su un pianoro verde e un sentiero di circa 100 metri conduce al letto del fiume e alla cascata, alta circa 12 metri. La bellezza è data dal paesaggio selvaggio, qui i bus turistici non si fermano.
La cascata Bruarfoss si trova sulla strada che va da Þingvellir a Geysir, è segnalata. Si lascia l’auto e si prosegue a piedi. E’ rinomata per avere pozze d’acqua di un colore blu-turchese.
LA PENISOLA DI SNAEFELLNESS.
È sul versante ovest dell’isola, ad un’ora di auto da Reykjavik (passando attraverso un tunnel sottomarino lungo circa 5 km) ed è una zona meno battuta dal turismo di massa. Guidare lungo la Road 54 è un’emozione. La strada si srotola come un nastro grigio tra sterminati campi di lava e immense praterie vulcaniche. Emergono crateri e piccoli vulcani e la montagna ricoperta di neve del vulcano Snaefellsjokull (nel Viaggio al centro della Terra Jules Verne colloca il passaggio che conduce al centro della Terra). Un paesaggio lunare se non fosse per le distese di fiori lilla a bordo strada. Si guida per chilometri nel nulla. Appare qualche fattoria in lontananza, poi una cascata, una piccola chiesa. Gran parte della penisola è Parco nazionale. La strada si imbocca all’altezza del paese di Borgarnes, dove è bene fare rifornimento. L’ Hamar Hotel è una buona sosta: chiedete le camere vista green. C’è anche una zona Spa con mini pool e sauna. Per i golfisti è un paradiso, è praticamente circondano da green. La Penisola merita più di un giorno, certi panorami richiedono tempo. Da vedere è la Chiesetta nera di Budakirkja, nella località Budir. Ad Arnarstapi bisogna fermarsi. C’è l’ Arnarstapi hotel con cottage dal design contemporaneo, in legno, sparsi tra il mare e i crinali lavici. Un vecchio edificio in muratura, dove si legge la data 1950, è il ristorante Samkomuhusid: dentro accoglie come una casa tipica, dalla cucina arrivano merluzzo, zuppa di pesce e gelati artigianali fatti con la rapa e i fiori. Fuori, a pochi passi, scogliere e dirupi mozzafiato dove nidificano centinai di uccelli marini. Da Arnarstapi parte il sentiero (2,5 km) che conduce al villaggio di Hellnar (si può andare anche in auto): qui concedetevi una pausa al Fjoruhusid caffè, una casetta in pietra, tra gli scogli a pochi passi dal mare, con terrazza di legno: breakfast e zuppa di pesce.Proseguendo verso Nord sulla Road 54 altri due punti ove fermarsi sono le scogliere di Dritvik e Kirkjufell, una curiosamontagna a cono, alta meno di 500 m, che è tra le più fotografate d’Islanda. Poco oltre un segnale indica una cascata, io non mi sono fermata, ma ne vale la pena perché da qui si vede la montagna da una prospettiva speciale.
LA COSTA SUD
La costa Sud riserva altre meraviglie. Innanzitutto la strada che da Hella conduce a Vik vale il viaggio. Si guida su una lingua di asfalto che a destra ha l’oceano e a sinistra praterie verdi e crinali vulcanici, cascate mozzafiato e cavalli bradi. Sono circa 100 km e tre tappe imperdibili:
La cascata di Seljalandsfoss con un salto di 60 metri si raggiunge facilmente a piedi. La particolarità è che si può entrare nella pancia della cascata e attraversarla. Acquistate però un impermeabile di quelli leggeri per non uscirne inzuppati.
La cascata di Skogafoss è la più bella per me. Alta 60 metri e larga almeno 15 metri, è tra le più grandi d’Islanda. Sulla destra della cascata si vedono 420 gradini che portano in cima. Non esitate. Una volta in cima, dopo aver visto dall’alto questa meraviglia, proseguite lungo il sentiero che risale il fiume. Paesaggio selvaggio, di una bellezza primordiale: altre cascate, capre al pascolo, distese verdi. Il percorso integrale è di oltre 7 km, ma vale la pena farne almeno un tratto.
La baia di Reynisfjara con la sua spiaggia nera, gli iconici faraglioni e la grotta di basalto. Leggerete sui cartelli che qui vivono colonie di Pulcinella di mare. Noi non ne abbiamo incontrati. Infine Vik vale una sosta, è un piccolo viaggio di pescatori e oggi di case di villeggiatura. Ci sono un paio di caffè, un hotel e negozi. Salite in cima alla chiesetta per guardare il villaggio dall’alto.
QUANDO ANDARE?
Io ci sono stata nei primi giorni di luglio (temperature tra gli 11 e i 17 gradi) e ho trovato un’Islanda verde e in fiore, con cascate fragorose. La tarda primavera o prima estate è uno dei momenti più belli, per i colori e per la fioritura. In particolare resterete incantati dai fiori lilla e viola che troverete a bordo strada, sulle rive di torrenti e cascate, alle falde dei vulcani: sono resistenti e bellissimi, si chiamano Lupini dell’Alaska perchè da lì furono importati a fine Ottocento per contrastare l’erosione dei suoli. Da allora, tra giugno e luglio, colorano i paesaggi islandesi.
angela chianese
vengo anche io
Annalisa Grasso
Che meraviglia Donatella, grazie per questo prezioso contributo.!!!! Spero di andarci presto.
Felice Balsamo
Grazie a te!